domenica 26 ottobre 2014

Il Grande Re IV: Volontá

Volontá

Il Grande Re li fissó gentilmente continuando a sorridere appena. Poi il suo mobile volto si arricció di Volontá, per un attimo solo.
Un arricciare della larga fronte, popolata dei segni della Sapienza.
Un solo instante di volontá per domare il Signore delle Forze della Vita.

Puó bastare ció per far la differenza?
Puó bastare, e bastó.

Allora uno dei due di Aurorade si ritirò nel deserto per soggiornarvi 400 anni e capire la SUA volontà.
Di lui non sapremo il nome che nel giorno in cui i Cancelli del Nome saranno infranti in quanto egli é il Custode della Fiamma che sotto le ceneri cova.

L'altro invece fu infiammato visibilmente come incenso gettato sulle braci.

La lingua si sciolse e cantó parole di fuoco:
"Sia sempre benedetto il Grande Re, l'assoluto degli assoluti, il grande dei grandi. Lui mi ha scelto per questa grande missione. Io , il suo servitore, la porteró a termine come è vero che mi chiamo Hegalon."

Così parló Hegalon cercando nello sguardo di Lui un segno o una direzione. Quando credette di averlo trovato prese il Cammello e partí per l'Occidente. per 3 settimane cavalcó dentro il deserto, fino quando non arrivó nella grande piana di Mezzo. Al suo centro esatto stava una roccia. Ed essa era bucata.

A suo dire dallo sguardo penetrante del Grande re.
"Ecco il segno" disse Hegalon "qui erigeró la Cittá."

Prendendosi il punto in mente tornò al luogo avito e peroró la causa della Cittá con si tanta passione che quelli di Aurorade non potettero resistere.
Infatti la Lingua del Fuoco ardente era scesa a consacrarlo e i capelli gli si arricciavano sugli orecchi.
Hegalon era Ardore Portato a Terra, il Generale del Santo Re.

Per settimane Aurorade fremette di energie senza pari fino a quando tutto fu pronto.  

giovedì 23 ottobre 2014

Regola dell'Ordine del Sole

Il giorno del Solstizio d’Inverno XXI - XII - MXCVII D.F., giorno consacrato dalla Tradizione al declino dell’Oscurità e alla lenta Rivalsa della Vita sulla Morte, della Luce sulle Tenebre, Il Nobile Draco di Vulcania, accompagnato da una schiera di fedeli cavalieri, proclamò la nascita dell’Ordine del Sole: “Ordo Solis”. L’Ordine è stato fondato per dar voce ad ogni uomo o donna desiderosi di battersi conto le forze tenebrose, che opprimono ogni terra di Edreja, combattendo nell’annuale Adunanza o, in lingua d’Albione: Gathering.

domenica 19 ottobre 2014

il Grande Re III: Il sorriso

Sedeva il Re sul trono di nuvole, immobile, a contemplare l'Ovest. Così stette per molti tempi di uomo, cosí tanti che i gabbiani della scogliera pensarono fosse una roccia e si costruirono nidi nella sua barba.
Ma un giorno la titanica figura si mosse in un volo di uccelli. Si voltó a sinistra e sorrise nell'alba che sorgeva, di un sorriso strano.

Fissava a Sud e a Ovest.
Nella cittá di Aurorade due uomini saltarono giú dal letto e si misero in marcia .
Camminarono a lungo, sostenuti dallo sguardo del Re che Sorrideva.
Arrivarono Infine alla Sua presenza: "chi sei tu? “chiesero sfacciati ”Cosa fai qui? E infine: cosa vuoi da noi, che ci tiri giú dal letto?"
Esso non rispose ma li fissó profondamente.
I suoi occhi erano pozzi profondi come abissi, belli come gemme, terribili come fuochi divampanti.

In quegli occhi era radicata la Maestá, la Giustizia e l'Amore.
Allora essi compresero che lui era il Re, colui che era venuto a portare l'equilibrio in quel di Onirikon.

Eppure furono frettolosi, poiché ancora non era tutto.
Con l'impeto che era consueto alle genti di Aurorade, si partirono a portare la Novella e mandarono messaggeri a tutte le terre e a tutti i popoli del Regno con l'annuncio che il Tempo era venuto.

Ma i popoli ricchi erano troppo presi dalla digestione del loro quarto pasto per ascoltare.

Mentre quelli poveri pensavano troppo a come procurarsi un unico pasto impossibile per prestare attenzione.

E i Duchi derisero la Novella. E pagarono gente che ridesse sguaiatamente, e ne pagarono altri per deridere sottilmente. Il popolo continuò quindi a pensare allo stomaco troppo vuoto o troppo pieno.

Ma i loro cuori erano vuoti, tutti quanti.
Questi infatti erano i Tempi Oscuri e il veleno dei Duchi era penetrato in profondità nelle vene di Onirikon.

Cosí nessuno voleva ascoltare l'ambasciata dei due Profeti di Aurorade.
Essi erano partiti troppo in fretta.
Oh Aurorade, la fretta é la tua forza e dannazione. Troppo in fretta sei nata e troppo cresciuta.
E rapidamente cadrai.

Lo sguardo
Essi tornarono da lui. Piansero posando il capo come bimbi sulle virili ginocchia e si stracciarono le vesti per il fallimento poiché non erano riusciti ad accendere il Cuore del popolo.

domenica 12 ottobre 2014

Il Grande Re II: I duchi

Il grande Re arrivó e si insedió sulla sommità del Capo. Li si fermó a contemplare la terra che aveva davanti e cosí rimase per molti tempi di uomo.

A quel tempo Onirikon era terra di ingiustizia e crudeltà.
In talune cittá i ricchi erano cosí ricchi che i loro vestiti eran fatti di tele di ragno, in altre regioni i poveri erano cosí miserabili che si nutrivano dei loro stessi figli.

Guerra e la pace si alternavano follemente e senza motivo.
Su tutto tiranneggiavano gli Undici Duchi Rossi che a chi si lamentava chiedevano torvi:

"non è forse stato cosí?
Il lupo forte mangia il lupo debole.
Non rimarrá sempre cosí?
Scegli di essere Lupo o non ti lamentare nell'esser divorato."

Il mondo era cosí popolato di Lupi che divoravano altri lupi che divoravano altri lupi.

Una volta ogni anno uno dei Duchi andava in un quartiere povero e distribuiva dolci rancidi ai bambini e monete di rame ai loro genitori.
"Non sono buono?" gracchiava arrogante "lodatemi dunque ed amatemi."

Il Popolo odiava i Duchi ma li serviva e li onorava.
Poiché invero i Duchi erano rappresentanti degni di quella genie perversa che preferiva la loro crudeltà lasciva a una scomoda Giustizia.

Undici di numero, a scomporre la perfezione, e loro Nomi erano, e sono:
Aholibamah, Elah ,Pinon, Kenaz ,Teman, I gemelli Mibzar e Magdiel nonché Eram.


Sono solo sette questi. Poiché di quattro non sappiamo, che di loro nessuno é ritornato a riferire il Nome.

Il grande Re guardó a lungo tutto questo.
La titanica figura si levava immobile come un gigantesco scoglio su quella rupe.

Gli Spiriti dell'Etere, creature dell'Aria, lo videro.
“Ecco un Sovrano, se mai ve ne é stato uno. Onoriamolo come a lui conviene. ”

Decisero cosí di erigere un seggio di nuvole in suo onore.
Presero i lembi della tempesta e li tirarono sullo scoglio a coprirlo di areo biancore.
Il Gran Re vide il seggio e ci si sedette.
Quando lui si assise un gran brivido attraversò tutta la Terra e uno dei Duchi disse:
"Ecco che sento che è arrivata la mia ora".
E sbavava disgustosamente, fino a quando arrivó suo fratello Teman e gli disse velenosamente:
"Mi fai schifo a vederti cosí"
e lo pugnaló alle spalle.

Perché anche se il Gran Re era arrivato non aveva ancora stabilito il suo Regno.


domenica 5 ottobre 2014

Il Grande Re I: Arrivo

Il Grande Re


Arrivo


Il Grande Re venne da lontano, da oltre il Mare.
Alcuni dicono che venne su una piccola barca e che apparve improvvisamente fra le nebbie che da sempre avvolgono il Capo. Altri dicono che arrivó portato da un uccello bianco o forse era lui stesso quell'uccello.

Nessuno puó dirlo, perché quando lui sbarcó sulla spiaggia e si inerpicó sul picco non vi era volto che mirasse lo volto suo splendente.

Quel sembiante si meraviglioso e cornuto fu descritto piú tardi cosí:

I capelli erano lunga lana, sparsa sulle spalle regali come il manto piú fino.

Sulla sua fronte si trovavano incise 400 libri di pensiero profondo.

I suoi occhi erano neri, neri come il nero della notte prima che vi fosse la luce. Cosí profondi che chiunque li abbia visti non li ha piú dimenticati. Gli occhi del grande re sono un pozzo senza fondo che fissa tutto ció che lo circonda e conferisce forza e Soliditá.

Il suo naso era lungo e dritto. Dalla sua narice destra entrava aria pura, mentre da quella sinistra usciva vapore.
La grande barba candida scendeva a ricoprirgli il petto e si divideva in tredici riccioli di santitá.

La bocca era una caverna da cui veniva Saggezza e Intelligenza

IN essa si trovavano 32 candidi lapidi ognuna delle quali con una lettera o un numero.


Una semplice tunica bianca lo rivestiva, da essa i piedi nudi e tozzi sporgevano.
Le mani non reggevano nessun bordone ma erano placidamente poggiate sul ventre generoso.