sabato 27 dicembre 2014

La battaglia dei Carri IV: La carica ardente

Per qualche tempo le armate stettero a scrutarsi reciprocamente e manovrare una di fronte all'altra. Indecise sul da farsi e senza che l'equilibrio si alterasse. I temuti carri da Guerra si spostavano su e giú per una collinetta che avevano alle spalle, senza decidersi ad attaccare.
Il piano originale del Sodalizio comprendeva lo schiacciare il nemico a distanza con le frecce di Mieleim e le le catapulte di Ludageh.
Ma dopo un qualche tempo il nervosismo si diffuse fra quelli di Aurorade.

Il loro capitano, il Gran Derviscio, non era certo famoso per la pazienza.
“Non ho tempo per questi giochetti di guerra.” Pensò snervato. “Vi sono invenzioni da creare, banchetti devono essere festeggiati, donne attendono il notro ritorno”

Vedendo la disposizione della Lega, concentrata a destra, decise di attaccare immediatamente Begaruh sulla sinistra.
Arringó quindi i suoi:
“Solo noi siamo quattro volte superiori di numero. Spazziamoli via in un colpo solo e facciamola finita. Quando avremo umiliato loro, gli altri non potran far altro che levare bandiera bianca“
E senza nemmeno concludera la sua orazione partí alla carica. Giacché ad Aurorade l'esempio é ció che conta.
Con un boato l'orda si mosse disordinatamente dietro il suo Derviscio.
Cantando gioiosamente una dopo l'altro i plotoni si avviarono prima al passo e poi di corsa, ridendo nell'ebbrezza della carica.
Questa in fatti é la natura incosciente e gioiosa di Aurorade che infantile e audace la spinge sempre oltre.
Si sfidavano quindi gli uni con gli altri a superarsi e continuavano ad accelerare in un rombo impossibile.

Gli altri capitani dello splendore non avvisati di quanto stava succedendo rimasero fermi sulle loro posizioni, lasciando a quelli di Aurorade l'Onere come l'Onore.
“Che facciano loro il lavoro sporco” Pensó il Primo Mercante di Ludageh.
“Noi ci divertiremo a cacciare i superstiti” disse al suo secondo la gran cacciatrice di Desio.
“Maschi!!!” si limitó a commentare la Regina dello Scorpione delle Amazzoni.
Infatti, benché nel Sodalizio vi fosse una abbondanza di affetto, a esso non corrispondeva altrettanta lealtá.

Nel frattempo i berseker avevano coperto buona parte della distanza che li separava da Begaruh, arrivando ai piedi della collina.
Si trovavano ora a meno di cento metri dai Carri Rossi.
Seguendo il loro Capitano, gli Auroradei si fiondarono all'assalto in salita senza risparmiarsi.
Erano, a dire il vero, una visione magnifica ed eroica nel loro impeto sfrenato.

Arik, generale di Begaruh, li vide arrivare e ne contempló con freddezza lo slancio.
E a dire il vero li odió per il loro entusiasmo e vitalità. Giacché nella Città di Ferro solo la frusta poteva ordinare il riso fra la truppa.
Ma Arik ingiottí l'acido dentro di se, lasciandolo fermentare in attesa di essere saggiamente utilizzato.
Cosí si concesse altri preziosi secondi.
Quando i berserer furono a tiro di freccia ordinó ai suoi di invertire la formazione e di ritirarsi.
Come un meccanismo perfettamente oliato, i carri si voltarono e iniziarono ad allontanarsi al trotto su per la collina.
Abbastanza veloci da non essere raggiunti ma non cosí veloci da distaccare l'Orda ruggente.

Vedendoli fuggire gli Auroradei sentirono di avere la vittoria in mano.

“Guardate come fuggono quelle femminucce.” Dissero ridendo affannati “il nostro maschio ardore li terrorizza.”
E cosí dicendo raddoppiarono gli sforzi per raggiungerli e schiacciarli.
Tuttavia, benché si prodigassero, essi erano appiedati e difficilmente potevano competere con i carri di Begaruh.
“Arik!!” tuonava il Gran Derviscio davanti a tutti “fermati codardo!!”
Ma i carri continuavano beffardi a mantenere la distanza salendo su per la collina.

Nel frattempo I nani di Kulma si muovevano astutamente per prender posizione alle spalle degli Auroradei.
Con rombo di corni e rullo di tamburi si schierarono per colpirne il fianco e le spalle.

Anche le sacerdotesse di Narim non erano inattive.
Usando canti mistici e segni magici evocarono una profonda Nebbia oscura in mezzo al campo di battaglia

Questa, unita alla polvere provocata dalla grande carica dei Berseker rese impossibile ai capitani del Sodalizio di capire cosa succedesse.
Bolger, Primo Mercante di Ludageh, benché non riuscisse a veder nulla a parte polvere e nebbia intuì la trappola e ordinó ai suoi Gnomi di muoversi in avanti per aiutare gli Auroradei.
Cosí facendo, peró, dovettero abbandonare le macchine da guerra, giacché li avrebbero rallentati troppo.
E di nuovo un capitano dello Splendore si mosse senza avvisare i suoi alleati.
Questa volta, peró, non da solo. I cacciatori di Desio seguirono gli gnomi, piú perché temevano di rimanere da soli che per devozione. Si tennero peró a prudente distanza dietro di loro.

Quando le amazzoni di Mieleim si videro tagliate fuori dal resto dell'esercito pensarono di essere state tradite e prendendosi cura prima di tutto di se stesse, si ritirarono nel bosco che si trovava alla loro sinistra.   

sabato 20 dicembre 2014

La Battaglie dei Carri III: gli eserciti schierati

In quel giorno i due eserciti si schierarono l'uno contro l'altro, potentemente armati e variamente corazzati.

La Lega di Giustizia schierava poco piú di ventimila seguaci provenienti da Begaruh, Narim, Kulma e Satod.

Al centro dello schieramento stavano i guerrieri di Begaruh sui loro carri da battaglia. Addestrati fin dalla nascita all'arte micidiale della guerra sorridevano sotto i loro elmi impenetrabili, sicuri della vittoria.
Piú che sul loro numero, che era infatti assai ridotto, contavano sulla perfetta disciplina e la superiorità delle loro macchine .

Questi carri erano il fulcro della potenza di Begaruh: tirati da tre cavalli, trasportavano un auriga e un combattente. Rossi come il fuoco erano, in omaggio al sangue, con dorate bordure che scintillavano nel sole che sorgeva. Fatti di metallo potevano resistere a frecce o peggio.
Su di essi i guerrieri interamente coperti di acciaio con aguzze lance sembravano i Messaggeri della Vendetta.

Le nere sacerdotesse di Narim stavano appartate, sull'ala sinistra in una formazione compatta. Di numero meno di trecento, i loro capelli bianchi erano l'unica luce che spezzasse l'oscuritá del gruppo. Non era mai stato folto il numero di quelle delle tre isole, ma colui il quale avesse calcolato la loro forza su questo fatto avrebbe scoperto con orrore di errare. Grandi infatti erano i poteri di queste elfe che avevano consacrato la vita alla disciplina interiore. Erano protette da leggere armature di scaglie ricoperte di rune e simboli.


I Monaci di Satod erano alla destra di Begaruh. Simili alle sacerdotesse nei loro intenti differivano nei mezzi. Non avevano altre armi che le loro mani ne' altra armatura che i loro stessi corpi. Si muovevano flessuosi come gatti in caccia della preda.

I Diecimila nani di Kulma stavano poderosi sull'estrema ala destra. Tozzi e ben piantati sulla terra che amavano. Le lunghe barbe rossicce erano intrecciate di gemme e fiori di cristallo.

In tutto la Lega poteva contare su 23 mila armati.
La formazione della Lega di Giustizia era sbilanciata a favore dell'ala destra dove si trovavano i diecimila di Kulma insieme a ottomila di quelli di Satod.


Si contrapponevano loro i quasi cinquantamila prodi del Sodalizio dello Splendore. Gli abitanti di Aurorade, Ludageh, Desio e Mieleim. Eran di numero piú del doppio di quelli della Lega e ribollivano come mare in tempesta che volesse spazzare un fuscello ridicolmente posto in fronte a lui.

Il grosso dell'armata era formato dagli abitanti di Aurorade, ventimila indisciplinati combattenti, animati da selvaggia furia. Altissimi, con i capelli ribelli e i petti poderosi esposti al sole erano armati di lunghi spadoni.

Accanto a loro stavano gli gnomi di Ludageh. Benché intervenuti in gran numero non amavano la guerra e la battaglia. Preferendo, e di di gran lunga!, il conviviale banchetto che segue all'intelligenza del commercio allo spreco di risorse del massacro. Avevano portato con se grandi catapulte e baliste con cui speravano di sconfigger il nemico da sicura distanza.
Ciascuno di loro era armato di una piccola balestra e di una corta daga.

Le amazzoni di Mieleim, in numero di 7000, erano a sinistra dei Berseker. Bianche di pelle e rosse di capelli. Tatuate sul viso e sul seno sprezzante. Armate di lunghi archi colorati corteggiavano la morte con passione.


All'estrema destra dello schieramento, infine, accanto agli Gnomi vi erano i leggeri cacciatori di Desio. Per nulla a loro agio sotto il sole sorgente vestivano di cuoio e portavano corte lance da caccia.

sabato 13 dicembre 2014

La Battaglia dei Carri II: la Settima conferenza di Eliopoli

Benché oggetto del contendere fosse il potere, e solo quello, ognuna delle alleanze aveva forgiato Parole Altisonanti e Concetti Grandiosi dietro cui mascherarlo.

La Lega di Giustizia voleva per Onirikon un imperio forte, come un pugno guantato di ferro. Esso avrebbe garantito la Sicurezza e l'Eguaglianza che di certo avrebbero condotto alla Felicitá.

“Non possiamo permettere che i Duchi ritornino!” tuonó l'Abate Generale di Desio durante la Settima conferenza di Eliopoli “inoltre per staccarci dai loro usi e i misfatti che questi generarono dobbiamo fare Giustizia. Che coloro che si sono arricchiti durante gli anni Oscuri, come questi Gnomi di Ludageh, distribuiscano immediatamente quelli Ori ai poveri di Onirikon.”
I mercanti di Ludageh manifestarono sonoramente quanto stimassero la proposta con grande disturbo per i nasi di tutti quanti.

Il Sodalizio dello Splendore insisteva sulla Libertá.
“La libertá di Spirito e Corpo come quella di Commercio“ replicó il Primo Mercante di Ludageh durante la stessa conferenza “è parte dell'insegnamento che il Grande Re ci ha portato.”

In effetti tutti i delegati della conferenza parlavano di questo saggio insegnamento benché nssuno concordasse sul suo significato.

“Se proprio dobbiamo staccarci da qualcosa, che sia quella rigidezza malvagia che durante gli Anni Oscuri sì tante torture ci inflisse!” continuó Ludageh.

Dai banchi della Lega i levarono dei ruggiti.

“...Che quelli di Begaruh abbandonino le loro pratiche mortifere e si dedichino ad attività di Commercio e Arte!”continuó il Primo Mercante imperterrito ” Che i Monaci di Satod inizino finalmente a godere liberamente della Vita e le Sacerdotesse di Narim entrino nella Luce dello Splendore!”

Le parole degli uni scivolavano come pioggia sulla pietra delle argomentazioni degli altri ma lasciavano segni deturpanti che non potevano rimanere senza risposta. Infine le parole divennero acute e ferenti fino a quando non fu più tempo di parole.


Gli ambasciatori, dopo avere abbandonato la conferenza, entrarono furenti nelle cittá rispettive e ne fuoriuscirono seguiti da armate.

Poiché il Sodalizio schierava piú truppe riuscí a spingere i soldati della Lega in una vasta pianura circunata da verdi colline fra Narim e Begaruh.


Qui si fermarono attendendo l'alba dell'indomani per attaccare.

sabato 6 dicembre 2014

La battaglia dei carri I

Dopo che i Duchi furono cacciati e il Grande Re fu insediato in Surel l'insoddisfazione prese a crescere in quel di Onirikon.
Infatti pochi erano coloro che avevano seguito il proclama di VNV e si erano insediati in Eliopoli che rimaneva un insignificante villaggio.
La proclamata capitale del Regno era indi vuota ma pieni erano i desideri di coloro che si arrogavano il diritto di imperio su di essa.

Ogni cittá sentiva di avere ragioni fondate per le sue pretese.
Aurorade in quanto era la piú grande e produttiva; Narim perché primeggiava in saggezza spirituale superando le sue sorelle tutte; la Rossa Begaruh avrebbe voluto stabilire Ordine e Giustizia con il suo perfetto esercito; Ludageh ne aveva diritto per la forza sonante dei suoi commerci , Desio rivendicava il primato dell'arte e del sogno.
Alcuni altri, come Mieleim o Kulma, erano semplicemente contrari all'idea stessa dell'unità e rivendicavano il diritto all'indipendenza:

che questo Grande Re ci sia di ispirazione” dicevano i Nani fra le barbe “ma che ognuno decida i fatti di casa sua per conto suo”.

Ed ecco che le strade furono piene di messi e ambasciatori che correvano da un capo all'altro di Onirikon per convincere, adulare, minacciare.
Alleanze vennero forgiate e poi rotte, messaggi furono recapitati di notte. Molti di piú furono persi nel sangue di una gola tagliata.

Passó il tempo, dal magma dell'intrigo e della politica emersero due potenti alleanze.
La piú risoluta era la Lega di Giustizia che univa Begaruh, Narim e Satod.
Kulma, sopo essere stata per lungo tempo neutrale si schieró dalla parte della Lega convinta da un ambasciatrice di Narim.

“Kulma e Narin sono sorelle” disse la nera ambasciatrice dalla voce suadente ai Nani riuniti in riottosa assemblea “ció che noi predichiamo in potenza voi lo realizzate. Come mai potremmo essere separate? ”
Fu cosí che i Nani di Kulma si schierarono contro il Sodalizio di cui in fondo condividevano le ragioni.

Opposto alla Lega infatti, vi era il Sodalizio dello Splendore che contava fra i suoi adepti Aurorade, Ludageh, Desio e Mieleim.

Neutrali rimasero solo Eliopoli, oggetto di quella selvaggia disputa e Surel, Unica sul Picco.