domenica 18 gennaio 2015

Radice: il Gran Maestro

Accadde quando la battaglia dei Carri fu finita e i corpi dei caduti punteggiavano la pianura come un campo appena mietuto. Accadde quando il sole si stava abbassando, rosso sull'orizzonte di un tramonto impossibile. Un tramonto per innamorati e vino rosso bevuto. L’uomo curvó il ginocchio per terra, forse per lo sconforto, sicuramente per la stanchezza. Curvó il ginocchio per alcuni istanti, la testa rivolta al suolo. Gli occhi spasmodicamente chiusi da cui schizzavano lacrime di sangue.

Duró poco e nessuno lo notó, tranne UNO.
I Corvi che scendevano a banchettare contendendosi le carcasse con il Lupi e le Linci non lo videro. Le madri che giravano gridando il nome dei figli perduti non lo sentirono.
E i morti non potevano ormai sentire più nulla.
Ma il grande Re, assiso sul Trono di Surel, distante 618033988 parasanghe lo sentí.
E scuotendo il possente capo parlò per la prima volta e unica volta.
Disse un'unica parola: “Shemesh!!!”
Parló e fu la Luce.
E poi tacque, ma nel suo profilo immobile aleggiava un sorriso nuovo.

Anche l’uomo lontano sorrideva rialzandosi. La sua bocca sorrideva ma i suoi occhi ribollivano di Ardore come formaci ricolme di metallo fuso.
Guardò il cielo limpido della sera e sorrise.
Guardó la stella che in quel cielo segnava il settentrione e sorrise.
Guardó le povere creature spezzate e sorrise ancora.

E sorridendo sempre si avvió verso Sud e Ovest.

tre dell’esercito vittorioso di Begaruh lo videro procedere speditamente e lietamente sul campo di battaglia e si dissero l’un l’altro:
“chi è costui che si aggira ridendo sul campo di battaglia? Non puó essere che un malfattore che ha derubato i cadaveri. Fermiamolo e interroghiamolo. Che egli non sfugga alla Giustizia. ”
cosí frapponendosi fra lui e la Meta gli imposero di fermarsi.
I loro nomi erano Shina, Kashe e Hafraza.
“Fermati o noi ti fermeremo per sempre” intimarono “dicci chi sei e dove vai.”
L’uomo si fermó e li fissó a uno a uno.
“Sono Fenice” disse piano “e vado dove mi porta il fulmine.”
Sentendo questo i tre si allarmarono, pensando fosse un mago o un folle.
E nel loro istinto avevano ragione, poiché lui era entrambi. In quel momento lo era veramente. Era il sacerdote che porta la Luce attraverso il deserto.
Era il Figlio del Mattino che spinge la sua visione al di lá dell'Abisso.

Ma quei tre erano dei guerrieri prima che delle bestie superstiziose cosí il loro istinto da gusci agì per loro.
Lo circondarono da tre parti e poi sibilarono: “IL tuo tono non ci piace. E le tue parole ancora meno! Parla come si conviene o mischieremo il tuo sangue a quello di tutti gli altri.”
Questo dissero, con le bocche che giá sbavavano al pensiero del nuovo massacro. “Ora rispondi e dicci: chi servi? Appartieni alla Lega della Giustizia o segui il Sodalizio dello Splendore?”
“Io sono il Gran Maestro dell’Ordine del Sole e non servo nessun altro se non la Luce con Onore e Cuore. ”

E nel momento in cui lo disse capí che era vero. non lo sapeva prima di dirlo.
E prima che lo dicesse non era vero.

Kashe e Hafraza, sentendolo parlare in questa maniera si sentirono grandemente provocati. A dire il vero vi era poco in quell’epoca che non provocasse l’istinto omicida in quelli di Begaruh. Quindi come mossi da un unico burattinaio alzarono le lame per troncare il verbo in bocca a Fenice.
Ma un suono sgradevole trattenne la vita.
“Fermi!” li trattenne Shina “Aspettate che finisca di parlare. Non mi sembra che parli come un comune criminale”
“Per quanto mi riguarda ho giá finito con lui” gli ringhió contro Hafraza “e non prendo ordini da te.”
“Forse sei una donnicciula che ti spaventi alla vista del sangue altrui, Shina?” aggiunse Kashe “credi che non abbiamo visto come tu abbia passato la battaglia a pisciarti sotto di PAURA?”
Shina decise che quella era la goccia che faceva traboccare il vaso colmo di quella giornata di sopportazione e si buttó su di loro.
Con pochi precisi fendenti prese la vita dei due e quindi si accinse a prendere anche le loro orecchie. Mentre l'Odio smontava da lui dopo averlo cavalcato sentí ancora quello sguardo sul collo.
“Ora vattene via” sibiló minaccioso allo straniero senza guardarlo “prima che la tua fortuna si esaurisca.”
Ma Fenice non si muoveva, invece inizió a cantare:
Dirupsisti vincula mea, tibi sacrificabo et nomine domini invocabo.”

Al che Shina interuppe il suo macabro lavoro e alzó gli occhi.
Fenice cantava con le braccia spalancate e sembrava circondato da un aura di Fuoco bianco che accecava lo sguardo.

“Chi sei tu?” chiese impaurito “Chi sei tu veramente?”
“Sono il Messaggero del Danzatore. Sono colui che é al Centro di tutto, crocifisso a un Ceppo , Sono il Figlio del Mattino che porta l’Alba Dorata. " Fenice cantava potente nel sole morente della sera.
" Sono il Cosmico Guerriero che sopra il Caos si erge. Sceso come un Fulmine sulla Terra per Amore della Giustizia. Sono Fenice, Gran Maestro dell’Ordine del Sole. Sceso lungo il Pilastro di Mezzo fino al Regno del Grande Re per ristabilire l’Equilibrio della Bilancia attraverso la Grande Guerra Santa.
Sono l’Ariete e sono te che sei Ariete.”

Detto questo lo oltrepassó e proseguí il suo cammino.
Shina, come ipnotizzato lasció cadere il macabro bottino e lo seguí a distanza.

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