Dunque
la Cittá era completa e l'avvenimento fu festeggiato con lunghe
feste e banchetti.
Ma dopo alcuni giorni
un senso di inquietudine si diffuse fra i costruttori.
Uno dopo l'altro i
felici costruttori salutavano e se ne andavano.
“Perché abbandonate
Eliopoli, proprio adesso che essa é pronta ad ospitarvi? ”
chiedeva loro Hegalon “Non volete rimanere e contribuire a farne la
città di Tutti?”
Ma essi sfuggivano il
suo sguardo perché in loro ogni ardore si era spento, e non sapevano
cosa rispondere.
E vedendoli andare
altri si aggiungevano loro e se ne partivano.
Alcuni guardando per
l'ultima volta Hegalon negli occhi. Ma la maggior parte spariva di
notte senza salutare.
E il gruppetto di
coloro che rimanevano a salutare tristemente i partenti si fece
sempre più piccolo.
Chi avrebbe vissuto li?
Alla fine rimase solo
Hegalon.
La cittá di Tutti era
divenuta la cittá di Uno Solo.
Allora le strade di
marmo e di oro furono piene solo di vento. Esso fischiava tristemente
una canzone solitaria.
Hegalon si agirava per
i viali vuoti e sedeva nei grandi saloni echeggianti in preda
all'angoscia.
“Dove ho sbagliato?”
chiedeva al pubblico di fantasmi nelle piazze “Non ho forse
eseguito la volontá del Grande Re?”
Nessuno dei fantasmi
rispose.
Ed Hegalon cadde
nell'oscuro buco dell'Angoscia.
Passarono tristi mesi
di gelo.
Poi un giorno il sole
si svegliò nella vita. In quel giorno il ghiaccio si sciolse dal
suo cuore.
Allora egli scrisse un
proclama che cosí diceva.
Fratelli tutti di
Onirikon.
Udite il proclama di
VNV che da Eliopoli parte ma dal Re Unico proviene.
Per lungo tempo
abbiamo patito sotto il tallone dei Duchi, e mai vi era Luce di
Speranza al nostro orizzonte.
Poi il Re arrivó a
indicarci la Via.
Ebbene giunto é il
Tempo e pronta é la Comune Dimora.
Uscite dalle vostre
Case avite, che patiscono sotto l'oppressione dei Malvagi Duchi.
Unitevi in un popolo unico nel centro di Onirikon. Lí tutti saranno
rappresentati nelle loro differenze. Li i popoli di Onirikon
confluiranno nel Popolo del Grande Re.
“Abbiamo iniziato
questo sogno insieme in nome del Grande Re, portiamolo dunque a
conclusione. Non lasciamolo cadere nel Nulla.
Venite a Eliopoli,
fratelli.”
Poi lo spedí con
messaggeri in tutte le cittá.
Questa volta nessuno
rise.
Nessuno maledí i
messaggeri.
Semplicemente li
ignorarono.
Giacché l'indifferenza
a volte é peggio dell'Odio stesso.
I Duchi pensarono
allora che fosse giunto il momento di agire. Giacché questo é il
loro modo di attaccare. Non direttamente, ma alle spalle, di notte.
Avevano con difficoltá
tollerato l'ardente processione e la nuova cittá di tutti. Ed ora
gioivano nella sua rovina.
Mandarono i loro
sgherri in quel di Eliopoli per arrestare Hegalon e tutti coloro che
vivevano con lui.
Mandarono una forte
truppa, perché si aspettavano resistenza.
Ma arrivando in vista
della cittá essi si resero conto che nessuno era rimasto.
Allora risero
sguaiatamente.
Ma qualcosa gli
impediva di entrare dentro.
Sentivano un luminoso
potere provenire da li, come una minaccia luminosa che li avrebbe
colpiti se avessero profano quel santo luogo.
“Hegalon! Vieni
fuori!” disse il loro capo. “il tuo sogno é infranto. Nessuno
crede a questa cittá. Non vedi che é un guscio vuoto?”
Sentendo le loro voci
Hegalon aveva pensato fosse qualcuno che finalmente rispondeva al
Proclama di VNV e si era avvicinato.
“Forse adesso é
vuota. “ Rispose dalle mura ” Ma io so che un giorno sará piena
di vita e di risa e di gioiosa attivitá. Io ho visto tutto ció
negli occhi del Grande Re ed egli non Mente. Il Proclama di VNV é
stato inviato e presto arriveranno.”
“Folle!” replicó
lo sgherro. “Nelle cittá dei nostri beneamati Duchi le genti si
fanno le beffe del tuo proclama.”
Allora Hegalon scese e
gli venne incontro, con il cuore spezzato.
“Tu menti. Creatura
ributtante. Essi verranno, io lo so.”
“Sparisci ho ordine
di bruciare questo pattume di cittá”
Allora Hegalon capí
che la sua fine era arrivata. questo gli diede un senso di serenitá.
Per la prima volta da tanti mesi.
“Cane! Prima ancora
che tu la possa toccare” disse estraendo la spada “Il tuo braccio
tutto toccherá la terra.”
Essi risero poiché
erano numerosi, mentre lui era uno solo. Ma quando Hegalon caricò
non risero piú. La rabbia sprizzava dai suoi occhi e l'urlo di
battaglia li atterrì. Si fiondó sul loro capo e con un fendente gli
troncò l'arto come promesso.
Poi rivolse la sua ira
agli altri. Ma benché il suo braccio fosse possente e la sua
abilitá grande essi lo superavano di molti ad uno.
Alla fine un piccolo
bognin dal fiato puzzolente gli arrivó alle spalle e lo colpì
ai tendini.
Egli cadde e gli furono
tutti addosso, facendo strazio del suo corpo.
Solo la testa
risparmiarono per portarla come trofeo ai loro signori.
Poi diedero fuoco ad
Eliopoli e se ne andarono sghignazzando.
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